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Effetto Coronavirus: le nuove sfide della comunicazione del vino

agenzia di comunicazione vino cibo sicilia

Cosa sta succedendo alla comunicazione del vino? Come sta cambiando? Negli ultimi mesi a causa della pandemia in cui versa tutto il pianeta, il digitale è diventato ormai l’impareggiabile e unico mezzo di espressione per persone e aziende. Siamo già davanti ad un cambiamento evidente, che non riguarda solo il “modo in cui si comunica” ma anche il “cosa”. Vogliamo condividere con voi alcune nostre considerazioni e degli esempi positivi attuati da alcune aziende.

In questi giorni la comunicazione del vino è esplosa. Nella tranquillità delle nostre case avvolte dal silenzio delle città, siamo continuamente bombardati da informazioni – al 90% sul coronavirus – da notizie, immagini, video, tantissimi video, e poi le dirette. “Diretta” is the new black. I live streaming sui social sembrano essere diventati il nuovo modo di dirci “prendiamoci un caffè o un calice di vino”.

In questo contesto come sta reagendo il settore vitivinicolo? Cosa sta facendo per non perdere fette di mercato? Le aziende più lungimiranti, che hanno sempre comunicato bene, hanno dovuto solamente rivedere il proprio piano editoriale, adattarlo al momento nei toni e nei contenuti, e ripartire. Di certo non sono mancate preoccupazioni e riflessioni su nuove idee per il futuro. Per quelle aziende, invece, che non avevano una gestione strategica e ben pianificata della propria comunicazione, l’approccio è stato più complicato, non sempre con ottimi risultati.

È normale che il passaggio dall’utilizzo casuale e occasionale dei social media, ad un utilizzo continuativo – nella speranza di recuperare quella visibilità messa in pausa, vendite e contatti con i propri consumatori mancati – non sia immediato e spesso il rischio è quello di commettere qualche errore strada facendo. Cosa fare allora? Ecco qualche nostro consiglio.

Mantenete viva la relazione con i vostri clienti

Create engagement e costruite una community attenta ed entusiasta. Le priorità sono cambiate e ciò di cui si “parlava” prima sui social media può non essere più appropriato. Guardate ai trend attuali e provate a cavalcarli con garbo, tenendo presente che il potere d’acquisto di tante persone è cambiato, così come le loro necessità. Scegliere, invece, di interrompere le comunicazioni perché non si sta lavorando come prima, perché si pensa di non avere niente di nuovo da dire, o magari perché si vuole risparmiare sui costi non è una scelta così saggia a lungo termine. Questa potrebbe avere delle ricadute negative sulla brand awareness e rallentare la ripresa post-pandemia.

Pubblicate contenuti interessanti

Cambiate strategia, pensate a fare qualcosa di utile in questo momento. A trovare il modo di stare vicino alle persone, informarle, rassicurarle, intrattenerle, aiutarle a scoprire qualcosa di nuovo e perché no, magari strappargli un sorriso. Sarete ricordati per la vostra empatia, e da lì a poco a poco, tenendo sempre lo sguardo fisso sull’evoluzione del mercato, riuscirete a ricreare la domanda del vostro prodotto o servizio.

Proponete iniziative di valore

Marcate la vostra presenza offrendo il vostro contributo concreto. È proprio nei momenti in cui l’ansia e la paura sono più forti che le iniziative di responsabilità sociale possono avere una maggiore risonanza. Il vino può dunque diventare un importante strumento solidale.

È il caso per esempio dell’azienda Alessandro di Camporeale che ha creato una confezione speciale #andràtuttobene, il cui ricavato andrà a sostegno delle aziende ospedaliere siciliane o di Cantina Social, che ha coinvolto diversi produttori di vino italiani, promuovendo uno speciale wine box, con vini selezionati da un apposito listino #iorestoincantina, il cui ricavato sarà in parte devoluto in beneficenza. Degna di nota anche l’iniziativa di Tannico #tannicoperilsociale che ha deciso di donare all’ASST Fatebenefratelli Sacco un euro per ogni bottiglia acquistata da una specifica selezione di vini.

Ma badate bene, il rischio che un’iniziativa di valore venga percepita come una mera promozione del brand sfruttando la situazione di crisi, è dietro l’angolo. Bisogna avere il giusto tatto nel porgere le nuove iniziative in tal senso, tenete sempre a mente chi siete e cosa fate.

Tutti pazzi per gli #hashtag

Usare gli hashtag in questo periodo è d’obbligo, ma ricordate di non esagerare. Tra i casi più interessanti vi segnaliamo l’hashtag #iobevoitaliano, con cui Fede & Tinto e Andrea Amadei della trasmissione “Decanter” di Radio 2 hanno lanciato una campagna a sostegno delle produzioni made in Italy, invitando gli ascoltatori a farsi un selfie da casa con una bottiglia di buon vino italiano e stimolando subito il “tam tam” di post e stories su Instagram diventati subito virali.

Spinto dal desiderio di raccontare il proprio amato vino anche a distanza, l’imprenditore vinicolo piemontese Luca Balbiano, ha lanciato la campagna #stappatiincasa, un appuntamento fisso per produttori, vignaioli, sommelier, influencer o semplici appassionati in cui stare insieme, stappare una bottiglia di vino e raccontarlo in pochi minuti.

Video e live wine tasting

E dopo il racconto, non può certo mancare la degustazione, anche se virtuale. Donnafugata ha per esempio organizzato una serie di dirette Instagram, durante le quali degustare i suoi vini più pregiati con ospiti sempre diversi, raccontando tanti aneddoti e curiosità sulle varie etichette.

Wine and the City ha promosso l’iniziativa “Wine Lovers in quarantena” e ogni giorno sul suo canale IGTV vanno in onda brevi videomessaggi di influencer, giornalisti, produttori vitivinicoli che da casa raccontano cosa bevono in tempo di quarantena dando suggerimenti, consigli e spunti di riflessione.

Interessante anche il nuovo format live IG di Wine Tv #indirettadalterritorio sul canale instagram Winetvchannel che porta gli spettatori alla scoperta del vino e dei meravigliosi territori italiani in compagnia di tanti ospiti d’eccezione.

Insomma, ci voleva forse una pandemia per farci capire l’enorme potere della comunicazione digitale nelle nostre vite. Ci voleva una pandemia per spingerci a crescere, sperimentare, a diventare più solidali. Ci voleva una pandemia per ridisegnare le nostre imprese e i nostri progetti di vita. Ci voleva una pandemia per ritrovare una nuova socialità e riscoprire il valore della relazione e della condivisione.

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